Descrizione (torna su)
La prostata è una ghiandola annessa all’ apparato gentile maschile formata da due lobi delimitati da un solco mediano. Ha la forma di una castagna e si trova nella pelvi maschile, sotto la vescica e davanti al retto. È delimitata da una capsula di tessuto fibroso ed è attraversata dall’ uretra, il condotto che trasporta l’urina e lo sperma. Le cellule prostatiche producono l’antigene specifico della prostata, meglio noto come PSA.
Se soffri di disturbi urinari causati da una eventuale patologia prostatica ti consigliamo di compilare questo semplice questionario che potrai scaricare cliccando qui. Stampalo, compilalo in maniera onesta e sincera ed esibiscilo al tuo urologo di riferimento insieme al valore del PSA. Il tuo urologo sarà sicuramente in grado di identificare la causa dei tuoi disturbi e prescriverti la terapia più appropriata.
La prostata ingrossata è causata da una malattia denominata IPB (Ipertrofia prostatica benigna). Per effetto dell’ipertrofia prostatica benigna le cellule prostatiche aumentano di numero determinando un aumento di volume della prostata. Per la verità il termine “ipertrofia prostatica benigna” non è corretto, dal momento che essendo l’ingrandimento dell’organo dovuto dall’aumento del numero e non del volume delle cellule sarebbe più appropriato il termine “iperplasia prostatica benigna”. Tuttavia, il termine ipertrofia prostatica benigna è di gran lunga più frequentemente utilizzato.
Le cause della prostata ingrossata sono di natura ormonale. La storia naturale dell’ipertrofia prostatica benigna è la progressione spontanea: una volta che la prostata inizia ad ingrandirsi, l’ingrossamento è continuo a meno che non si instauri per tempo una corretta terapia medica. La porzione della prostata che si ingrandisce viene definita “adenoma”.
L’adenoma si forma proprio nella zona centrale della ghiandola, a stretto contatto con l’uretra. In alcun casi si ingrandiscono i due lobi laterali della prostata. In altri casi invece si forma un terzo lobo centrale, denominato “lobo medio” che protrude verso la vescica. Nei casi più avanzati di prostata ingrossata si riscontra sia un ingrossamento dei lobi laterali che la presenza di un lobo medio.
La presenza del tessuto prostatico ipertrofico ed adenomatoso comprime l’uretra causando un ostacolo meccanico al deflusso dell’urina.
Questa situazione comporta una sofferenza per la vescica che risponde con dei meccanismi di adattamento: il muscolo che determina la contrattilità vescicale si ipertrofizza (aumenta di volume) e si contrae in maniera anomala. Nei casi più gravi la parete vescicale si sfianca dando luogo a dei diverticoli (estroflessioni).
Alcune volte queste modifiche della vescica sono irreversibili e persistono anche dopo l’esecuzione di un corretto trattamento chirurgico. Per tale motivo è raccomandabile rivolgersi tempestivamente ad un esperto urologo al fine di prevenire l’instaurarsi di pericolose complicanze.
Incidenza e prevalenza (torna su)
L’ipertrofia prostatica benigna è una patologia dipendente dall’invecchiamento: quasi tutti gli uomini con età superiore ai 50 anni hanno una prostata ingrossata. In alcun uomini la prostata inizia già ad ingrossarsi attorno ai 40 anni. Più del 50% degli uomini sopra l’età di 60 anni soffre di prostata ingrossata e questa incidenza sale addirittura al 90% nella fascia di età superiore ai 70 anni.
Cause (torna su)
La causa della ipertrofia prostatica benigna non è del tutto definita. Secondo le teorie più accreditate la prostata ingrossata dipende da fattori ormonali dovuti all’ invecchiamento. In particolare l’ormone che gioca un ruolo chiave nell’ eziologia dell’ipertrofia prostatica è il Diidrotestosterone (DHT), un derivato del testosterone.
L’azione continua nel tempo di questo ormone è uno dei principali fattori che determina la prostata ingrossata.
Prostata ingrossata sintomi (torna su)
I sintomi più comuni dell’ipertrofia prostatica benigna, detta anche IPB, che determinano un aumento di volume della ghiandola prostatica sono di diverso tipo. Il sintomo della prostata ingrossata più grave è la ritenzione urinaria acuta che determina l’assoluta impossibilità ad urinare dovuta alla completa ostruzione prostatica.
Diagnosi (torna su)
La diagnosi dell’ipertrofia prostatica benigna si basa su anamnesi (storia clinica del paziente), esame obiettivo e valutazione dei sintomi. Il momento fondamentale dell’esame obiettivo è l’esplorazione digito-rettale (EDR): la palpazione della prostata attraverso il retto. Tuttavia, sebbene erroneamente omesso da alcuni medici, anche l’esame del pene è molto importante dal momento che patologie come la fimosi o la stenosi dell’uretra possono causare gli stessi sintomi di una prostata ingrossata.
La valutazione dei sintomi della prostata ingrossata viene spesso eseguita tramite l’utilizzo di specifici questionari validati da studi scientifici: di questi, quello più utilizzato è l’IPSS (International Prostatic Symptoms score).
Esplorazione digito-rettale (torna su)
L’esplorazione rettale è un esame semplice e rapido per valutare le condizioni della prostata. Tramite l’introduzione nel retto del paziente del dito indice coperto da un guanto e lubrificato, l’urologo riesce a valutare le caratteristiche della prostata ingrossata (volume, superficie, forma, consistenza). La prostata sana ha una consistenza molle, come la zona della mano tra palmo ed il pollice.
Un tumore prostatico è duro, asimmetrico e, nei casi avanzati, di consistenza simile alla pietra. Se all’esplorazione rettale si sospetta la presenza di un tumore, si pone l’indicazione all’esecuzione di esami diagnostici supplementari come la biopsia prostatica.
Esami urodinamici (torna su)
L’esame urodinamico, è una indagine diagnostica ambulatoriale che serve per valutare il volume e la pressione dell’urina all’interno della vescica e per misurare il flusso di urina. Questo esame è di particolare utilità per la diagnosi di una alterata funzionalità dello sfintere urinario e di una eventuale incontinenza e del tipo di incontinenza (da stress, mista, da urgenza, e da sovra-riempimento).
Inoltre tramite un esame urodinamico si possono rilevare anomalie della contrattilità vescicale che possono mimare i sintomi di una ipertrofia prostatica benigna (stato di ipocontrattilità vescicale) o che possono essere causati dalla medesima ostruzione prostatica (iper-riflessia detrusoriale).
L’uroflussometria è un esame semplice e assolutamente non invasivo che valuta il flusso di urina durante la minzione. Pur essendo semplice, fornisce informazioni molto precise ed attendibili che risultano molto utili all’urologo ai fini di pianificare il miglior tipo di trattamento per il paziente affetto da sintomi dovuti ad una prostata ingrossata.
Consiste nell’urinare all’interno di un imbuto collegato ad un computer che registra il flusso urinario tramutandolo in un grafico. Dall’analisi di questo grafico l’urologo sarà in grado di accertare la presenza di una ostruzione. L’affidabilità di questo esame aumenta se la quantità di urina svuotata supera i 150 ml, per cui è necessario eseguirlo quando il paziente avverte un buono stimolo di urinare.
La precisione della Uroflussometria è di molto migliorata se questo esame viene abbinato alla misurazione del residuo post-minzionale (RPM) (la quantità di urina che rimane in vescica dopo aver urinato).
Tale residuo può essere valutato sia in maniera non invasiva tramite una ecografia sovra pubica (si utilizza la formula geometrica del calcolo del volume della ellissi) sia in maniera invasiva tramite cateterismo. La presenza di un residuo di urina superiore ai 50 ml indica con una buona precisione la presenza di una ostruzione.
massimo ai limiti della norma con un tempo di svuotamento allungato. A destra l’ ostruzione
prostatica determina una riduzione patologica del flusso ed aumento del tempo di svuotamento.
Inoltre l’ aspetto “frastagliato” della curva sta a significare che il paziente contrae i muscoli
addominali nel tentativo di svuotare la vescica
Prostata Cura (torna su)
Oggigiorno esistono svariate forme di terapia per l’ipertrofia prostatica benigna. Un urologo esperto sarà sicuramente in grado di scegliere e “personalizzare” la migliore forma di trattamento in relazione alla gravità della sintomatologia causata da una prostata ingrossata. Tali trattamenti spaziano dalla semplice osservazione attiva della malattia fino alla rimozione chirurgica della prostata ingrossata.
Le varie forme di trattamento per la prostata ingrossata sono qui riassunte:
Terapia medica
- Semplice osservazione
- Farmaci convenzionali (alfa litici, inibitori delle 5 alfa reduttasi)
- Farmaci naturali (Fitofarmaci)
Trattamenti chirurgici endoscopici
- Incisione transuretrale della prostata (TUIP)
- Resezione trans-uretrale della prostata (TURP)
- Vaporizzazione laser della prostata (PVP)
Trattamenti chirurgici open
- Asportazione chirurgica dell’adenoma prostatico
Pertanto la scelta della terapia per la prostata ingrossata dipende dalla gravità dei sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna. Se i disturbi sono lievi o addirittura assenti si può optare per non prescrivere alcun trattamento e monitorare nel tempo l’evoluzione della patologia con controlli cadenzati. Se invece vi è una sintomatologia urinaria che interferisce con la qualità di vita del paziente un opportuno trattamento dovrà essere prescritto.
Osservazione semplice (torna su)
I pazienti con sintomi assenti o tollerabili possono scegliere di svolgere controlli semestrali che consistono in esami del sangue di routine, visita urologica con esplorazione rettale, dosaggio ematico del PSA, ecografia transrettale e uroflussometria. Inoltre, tramite la compilazione del questinario IPSS, è possibile valutare se i sintomi peggiorano.
Farmaci per ipertrofia prostatica (torna su)
Farmaci convenzionali per il trattamento e la cura dell’ipertrofia prostatica benigna:
Gli inibitori delle 5 alfa reduttasi agiscono inibendo l’enzima 5alfa reduttasi, responsabile della conversione del testosterone in di-idrotestosterone. Esistono due molecole di questa classe di farmaci: finasteride e dutasteride. La prima inibisce solo l’isoforma dell’enzima che si trova nella prostata, mentre la dutasteride inibisce entrambe le isoforme. Questi due farmaci sono molto simili ed hanno una efficacia ed una tollerabilità sovrapponibile. Questi farmaci sono gli unici in grado di arrestare l’evoluzione dell’ipertrofia prostatica benigna, tuttavia necessitano di un tempo di azione lungo prima che i benefici possano essere avvertiti dal paziente. In media è necessario un periodo di trattamento di almeno sei mesi. Inoltre sono gravati da effetti collaterali quali riduzione della libido, disfunzione erettile, ingrandimento del seno (ginecomastia), dolore al seno (mastodinia), diminuzione del numero di spermatozoi (oligospermia) e riduzione del volume dell’eiaculato. Pertanto, molto spesso gli uomini sessualmente attivi rifiutano la terapia con gli inibitori delle 5 alfareduttasi ed optano per altre forme di trattamento.
Gli alfa litici migliorano il flusso urinario tramite un’azione di rilassamento della muscolatura liscia del collo vescicale. Vengono assunti per bocca e comprendono le seguenti molecole: Tamsulosina, Alfuzosina, Doxazosina, Terazosina e Silodosina. A differenza degli inibitori delle 5alfareduttasi, gli alfa litici hanno un effetto molto più rapido: i pazienti avvertono benefici urinari molto precocemente. Gli effetti collaterali includono: eiaculazione retrograda, mal di testa, vertigini, ipotensione, affaticamento e debolezza generalizzata.
I fitofarmaci sono farmaci di derivazione vegetale. L’importanza clinica della fitoterapia nell’ipertrofia prostatica benigna è stata dimostrata in numerosi studi scientifici. In particolare, gli estratti di alcune piante medicinali, che hanno come caratteristica peculiare la presenza di acidi grassi e fitosteroli, posseggono una attività sia antinfiammatoria che antiproliferativa sul tessuto prostatico.
Le piante per le quali esiste il maggior grado di evidenza scientifica sono le seguenti:
Serenoa repens: esplica un’azione antiandrogena selettiva sul tessuto prostatico ed un’azione antiedemigena;
Urtica dioica: inibisce il fattore di crescita cellulare EGF (Epidermal Growth Factor), riducendo il volume della ghiandola prostatica ed alleviando la sintomatologia dei disturbi urinari;
Curcumina: è dotata di una attività antinfiammatoria, antiossidante ed inibitoria sulla proliferazione cellulare. Tale fitoterapico inoltre, tramite un blando effetto antiandrogeno, è in grado di rallentare il processo fisiologico di ingrossamento della prostata;
Quercetina: è flavonoide le cui azioni antiproliferativi, proapoptosiche ed antinfiammatorie hanno trovato riscontro in vari studi clinici:
Pygeum africanum: dotato di attività antinfiammatoria ed antiedemigena.
Questi estratti vegetali possono essere impiegati in associazione sinergica con alcune sostanze antiossidanti al fine di ridurre la concentrazione dei radicali liberi causa dell’infiammazione e del conseguente edema prostatico. Le sostanze antiossidanti più utilizzate nella pratica clinica per questi scopi sono il Licopene, lo Zinco e la Vitamina E.
Queste sostanze agiscono tramite meccanismi molecolari simili a quelli dei farmaci convenzionali che includono: inibizione delle 5alfareduttasi, rilassamento del collo vescicale e azione antiproliferativa sulle cellule prostatiche. I fitofarmaci vengono di solito utilizzati nelle forme iniziali e più lievi di ipertrofia prostatica benigna mentre sono sconsigliati nei casi più avanzati e nei casi di ritenzione urinaria acuta.
Queste tre classi di farmaci per ipertrofia prostatica benigna di derivazione naturale possono anche essere usate contemporaneamente al fine di sortire un effetto combinato e sinergico. Un esperto urologo è in grado di combinare al meglio questa vasta gamma di farmaci a sua disposizione a seconda della gravità del caso e delle aspettative del paziente. E ‘scientificamente dimostrato che l’introduzione della terapia medica ha ridotto in maniera significativa la necessità di ricorrere ad intervento chirurgico per una prostata ingrossata.
Intervento prostata (torna su)
I trattamenti chirurgici hanno l’obiettivo di rimuovere la parte ingrossata ed adenomatosa della prostata che comprime e ostruisce l’uretra. L’intervento di rimozione della prostata ingrossata può essere effettuata attraverso diverse metodologie: la resezione transuretrale della prostata (TURP), la vaporizzazione laser della prostata, l’incisione trans-uretrale della prostata (TUIP) e l’adenomiectomia.