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Il tumore della vescica rappresenta il quarto tumore più frequente nel sesso maschile. Tra i vari tipi istologici di questo tumore, il carcinoma a cellule transazionali (CCT) è nettamente il più frequente rappresentando il 90-95% dei casi. Fortunatamente, in oltre il 70% dei casi, il tumore della vescica viene diagnosticato nella fase iniziale (superficiale o ance detta non muscolo invasiva). La terapia del tumore della vescica consiste nella resezione trans uretrale (TUR) a cui generalmente fa seguito una terapia endovescicale adiuvante con un farmaco chemioterapico con lo scopo di ridurre il rischio di recidiva e prevenire la progressione della malattia allo stadio muscolo-infiltrante.
I tassi di recidiva variano dal 31% al 78% e quelli di progressione dal 1% al 45% a 5 anni.
Per tale motivo la prevalenza del tumore superficiale è molto alta e la gestione di questa patologia ha dei costi molto elevati. Quando si sospetta un tumore della vescica , il primo esame diagnostico è la cistoscopia convenzionale a luce bianca. Attraverso tale esame è possibile confermare la presenza del tumore e osservarne le caratteristiche (dimensione, numero, tipo di crescita etc.). Nonostante la cistoscopia sia affidabile per le lesioni che presentano una crescita verso il lume dell’ organo (esofitiche), i tumore piatti, non rilevati sono più difficili da diagnosticare.
Altre condizioni di difficile diagnosi sono il carcinoma in situ (Cis), la displasia, le lesioni multifocali e le lesioni microscopiche. La citologia urinaria, seconda importante indagine diagnostica, è altamente sensitiva per lesioni come il Cis, ma può risentire di modifiche dell’epitelio derivanti da altri fattori (infiammazioni, radiazioni, infezioni, etc). Pertanto, le due indagini standard per la diagnosi del tumore della vescica, la cistoscopia e la citologia urinaria, presentano dei limiti. Di conseguenza alcuni tumori vescicali possono passare inosservati e non essere completamente asportati durante la TUR.
Descrizione (torna su)
La cistoscopia a fluorescenza è una procedura per la diagnosi fotodinamica (PDD) del tumore della vescica. Viene eseguita utilizzando una luce blu dopo avere instillato nella vescica una sostanza denominata esaminolevulinato (Hexvix®).
A sinistra immagini di cistoscopia con luce bianca convenzionale.
A destra negli stessi casi, immagini di tumori vescicali “evidenziati” con Hexvix®.
La cistoscopia a fluorescenza consente all’ urologo di riconoscere tumori difficilmente osservabili con metodica convenzionale
La diagnosi fotodinamica (PDD) del tumore della vescica sfrutta le proprietà foto-attive dell’ Hexvix®, farmaco in grado di incrementare la differenza visiva tra il tessuto tumorale e quello normale. L’ Hexvix® si accumula preferenzialmente nel tessuto neoplastico rendendolo fluorescente quando illuminato dalla luce blu, permettendo una migliore visualizzazione del tessuto sospetto.
Risultati (torna su)
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che l’ impiego della cistoscopia a fluorescenza garantisce rispetto alla metodica convenzionale a luce bianca, una maggiore sensibilità diagnostica nel rilevamento dei tumori maligni della vescia, in particolare nei casi di “Carcinoma in situ” (Cis).
Per tale motivo la diagnosi fotodinamica tramite fluorescenza viene impiegata sia durante la resezione dei tumori della vescica (TUR) che nelle biopsie. E’ stato dimostrato che l’ impiego della fluorescenza diminuisce sia la probabilità di lasciare un tumore residuo dopo la resezione che il tasso di recidiva. La diagnosi fotodinamica migliora la qualità della resezione ed aumenta il tasso di rilevamento di un carcinoma in situ. La cistoscopia a fluorescenza è particolarmente indicata in caso di cistoscopia convenzionale a luce bianca nella norma associata ad un citologico urinario sospetto per cellule maligne.
Dati economici (torna su)
Il cancro alla vescica rappresenta un peso economico per la società sia per la sua frequenza sia per il suo alto tasso di recidiva. I costi economici che ne conseguono non comprendono solo le spese mediche dirette, ma anche un significativo calo nella produttività dovuto alla perdita di giorni di lavoro per effettuare gli esami medici necessari, le cure ricorrenti, la degenza ospedaliera e i possibili effetti collaterali in seguito alla chemioterapia. Inoltre, non va sottovalutato l’impatto psicologico sul paziente. Uno studio svedese ha dimostrato che l’uso della cistoscopia a fluorescenza con luce blu, determina un notevole risparmio ed un positivo rapporto beneficio-costi.